in Vivere altrove

Vivere altrove… Suffragio universale

viverealtrove_20060119.jpgStarsene sempre lì col bilancino a misurare cosa è meglio e cosa è peggio a Sud delle Alpi, cosa uguale e cosa del tutto diverso, può diventare piuttosto logorante. In genere, finisce che, dopo un po’, ti arrendi, limitandoti a prendere quel che offre la casa senza troppi complimenti.

C’è però un boccone che, quando lasci l’Italia per installarti altrove, rimane indigesto come i peperoni alla bagna cauda. Nel paese che è così gentile ad ospitarti, sei destinato a rimanere, per molto tempo, un semplice spettatore. Perdi, cioè, il diritto di decidere chi ti governerà, a meno che non si tratti del sindaco – ma neanche dappertutto. E puoi pure illuderti e scendere in piazza a protestare perché le cose non vanno come avevi sperato, ma lo fai sapendo che l’unica pressione che ti è dato esercitare è la forza di persuasione, con la quale tenti, ostinatamente, di convincere gli altri a scegliere con più giudizio la prossima volta. Vivi in un posto, ma non hai alcun controllo sulla politica con la P maiuscola, ammesso e non concesso che esista davvero e che si meriti la maiuscola. Niente seggio elettorale al secondo piano della tua vecchia scuola media, niente bollino sulla tessera rosa.

Sarà che sto vicino alla Svizzera e che qui votano per un referendum una domenica sì e una no, e non poterlo fare non può che farti sentire profondamente escluso, ma trovo che nella condizione dell’espatriato ci sia qualcosa di quasi schizofrenico. La politica da sempre estera diventa d’improvviso interna e quella interna, come per magia, diventa estera. Che poi, nel caso italiano, significa grosso modo che scompare dai telegiornali del mondo, a meno che non cada un governo.

Insomma. Dopo un anno di bombardamento mediatico estremo per le presidenziali francesi, ti aspetti minimo minimo di esserti conquistato sul campo il diritto di esprimere un’opzione. Magari, proporrei io, non al primo turno, ma almeno al ballottaggio. Invece niente. Ti tocca tenere l’occhio, ormai strabico, perennemente fisso a Montecitorio e Palazzo Chigi perché, quando sarà il momento, un voto a Ségolène Royale non verrà considerato valido.

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