in Vivere altrove

Vivere altrove… due cuori e una capanna

viverealtrove_20060119.jpgMoquette e linoleum. Linoleum e moquette. Talvolta, in un lampo di nordica genialità, linoleum, moquette e tappezzeria. Preferibilmente a fiori. Non c’è verso: a nord delle Alpi, fin forse subito sotto la Svezia, che mi immagino interamente rivestita di betulla e faggio, e con l’eccezione di una parte un po’ snob dell’Austria, la tappezzeria, il linoleum e la moquette sono una specie di plebiscito popolare. Incarnano «lo» stile, l’orizzonte casalingo, l’anima di un focolare.
Se cercate casa, non ne troverete una senza. Non facilmente almeno. Mi sono convinta che la colpa sia, come al solito, della televisione. Ora, non sono aggiornata sul recente palinsesto Rai, ma in quella che definirei vagamente «Europa continentale» spopola un programma che i francesi hanno chiamano «Déco». Il format penso venga dai Paesi Bassi. Nella trasmissione una robusta ed energica signora, entra in appartamenti più o meno normali e più o meno grandi e, in quattro e quattr’otto, li rivolta come calzini, rivestendo pareti, ricoprendo pavimenti, spitturando, inchiodando, scrostando. Nel giro di una settimana la casa diventa, come per magia, una reggia. La gente osserva, commenta e finisce per pensare che se ci riesce lei, che non sembra certo una cima, allora ci riusciranno anche loro. Salta in macchina per infilarsi nel primo LeRoy Merlin e via, in un trionfo di silicone, lana di vetro e colla a presa rapida. È la fiera del Bricocenter, il festival del Self (da via Genova al mondo).
A furia di visitare appartamenti pret-à-abiter ho perciò capito che anche l’idea della casa è un fatto squisitamente culturale e che tra una capanna di fango in Burkina Faso, un trullo pugliese e un igloo nella Terra di Baffin ci sono un miliardo di altre varianti collettive meno estreme, ma altrettanto, pregnanti. E scusate la parola.
Le scale olandesi, le microscopiche stanze inglesi, le pareti di cartongesso della provincia americana sono più di semplici scelte abitative. Esprimono modus vivendi, coordinate esistenziali, tendenze sociali. E tocca farci il callo.

Pubblicato su «La Stampa», venerdì 15 giugno 2007

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