in Vivere altrove

Vivere altrove… e restare incolumi

viverealtrove_20060119.jpgFa meno male. È una cosa che noi, ormai cinici e distaccati “fuggitivi”, amiamo ripetere spesso. Se possibile, fino alla nausea. Quasi a voler convincere noi stessi, prima ancora che gli altri. Fa meno male, diciamo, scambiandoci, sotto i baffi, un sorriso misto di sollievo ed apprensione. Fa meno male. Perché l’Italia e Torino non sono più il nostro pane quotidiano. Fa meno male. Perché, volenti o nolenti, abbiamo preso le distanze e guardare le cose attraverso le lenti di un binocolo, sia pur tecnologicamente potente, non è la stessa cosa che vederle sfilare sotto casa, dal balcone. E poi, tutto dipende da dove scegli di puntare il binocolo. Fa meno male, perché l’eco ha il merito di restituire i suoni attutiti, levando loro il clamore dei toni più acuti e stridenti. Fa meno male, perché da lontano, è facile sottrarsi e sempre più difficile ed impegnativo restare in ascolto. Fa meno male, perché, in fondo, partire è un po’ come disertare, o cambiare schieramento in battaglia. Fa meno male, perché per far spazio, nel cuore e nello stomaco, ad un altro posto, devi per forza scegliere di tener fuori qualcosa. Altrimenti rischi di esplodere. E visto che a protestare da quaggiù non ci ascolta nessuno, tanto vale cercar di tener fuori ciò che arriva, che tanto più terribile di così. E allora fuori i centri di identificazione ed espulsione; fuori le ronde; fuori i decreti legge che consentono (quando non consigliano) la denuncia dei clandestini da parte del personale medico che li cura. Fuori l’incontenibile marea di barbare idiozie cui il nostro patrio paese ha avuto il coraggio di dar voce in materia di testamento biologico. Fuori dal nostro spazio vitale e mentale e morale. Fa meno male. D’accordo. Perché il mondo attorno non ne parla quasi per niente, in uno sforzo imbarazzato e contrito che fa sembrare tutto più relativo, più grottesco, meno grave, meno assurdo. Fa meno male. Forse. O forse no.

Pubblicato su “La Stampa“, venerdì 27 febbraio 2009.

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