in Vivere altrove

Vivere altrove… al seguito

viverealtrove_20060119.jpgImplacabile, l’8 marzo è arrivato ed è passato in un batter di ciglia. Ho sempre pensato che consegnarlo ad una data sul calendario fosse doveroso, per celebrare la strada fatta, ma essenzialmente inutile, dato che sulla strada, l’altra metà del cielo, ci cammina (meglio, corre) ogni giorno dell’anno, sabato e domeniche compresi. Della ricorrenza ho sempre amato l’odore delle mimose e la colonna sonora di casa. «Sebben che siamo donne, paura non abbiamo». All’estero cambiano profumi e melodie. Ma vivida rimane, ad ogni parallelo e meridiano, quell’immagine. Paura non abbiamo. Servirebbe a qualcosa?

Le storie di emigrazione sono spesso storie di donne che non hanno paura. Donne intrepide e invisibili. Ché, almeno nel passato, a partire in cerca di lavoro erano gli uomini, i protagonisti della diaspora, mentre le donne, si limitavano, nella maggior parte dei casi, a seguire. «Emigrazione di richiamo», l’hanno battezzata gli studiosi. Come fosse più facile andarsene rincorrendo qualcuno che ha deciso per te. Ma certo, i tempi son cambiati. E adesso le donne, professioniste determinate ed intraprendenti, sono più che padrone del proprio destino.

Sarà. Eppure scopro che su un campione di circa un milione di quelle iscritte all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, solo l’11% dichiara una condizione lavorativa. Al seguito. Costi quel che costi. Intrepide ed invisibili. Ad oliare gli ingranaggi del quotidiano, in un capolavoro di ordinaria pazienza. Acrobati della vita, le dico, io che ne ammiro da vicino l’ostinata caparbietà, la dedizione, l’incoscienza a volte, la sovraumana auto-ironia con cui guardano il mondo intorno, come affacciate a un finestrino di un treno in corsa. Sempre pronte a scendere, armi e bagagli al collo, alla fermata successiva. Al di là dell’Oceano, sull’altra sponda del fiume. Per ricominciare da capo una nuova vita, consapevoli che sarà loro solo a metà. Che i sogni possono aspettare. Magari ci sarà tempo alla prossima destinazione.

pubblicato su “La Stampa“, venerdì 13 marzo 2009.

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