in Vivere altrove

Che colore avrebbe dato Rodari al loro mestiere?

“Un guardia senza armi è inutile”, continua a ripetere, quasi parlando a se stesso. Alle quattro del mattino l’indiano rientra a casa. Eugenio apre il cancello. La porta cigola, la catena sferraglia. Nessuno si accorge della macchina appostata all’ angolo. I banditi irrompono, lo minacciano con una pistola alla tempia e intanto rincorrono l’indiano su per le scale. Tempo di rubargli il cellulare e Avenida Maguiguana è tutta urla, fischi e sgommate. Dalla finestra del terzo piano afferro solo qualche parola. «Assalto… pistola… desculpe… o patrão». Rapina a mano armata all’inquilino del piano di sotto. Come il mese scorso. Controllo il chiavistello alla porta e torno a letto. Il mattino dopo Eugenio è ancora visibilmente scosso. Nessuno dovrebbe rincasare più tardi delle nove di sera, dopo il canto del muezim, dice sconsolato. Al limite è meglio aspettare le cinque, quando c’è già un po’ di luce. Eugenio tiene al collo un fischietto, quello che l’altra sera non è riuscito a usare, tanto era lo spavento. Ha un’età indefinita, Eugenio. Tra i 35 e i 65, difficile a dirsi. Ha lavorato nelle miniere del Sud Africa. Ha costruito la ferrovia in Mozambico. Adesso sta invecchiando a Maputo e fa il guardia, il guardiano, con Antonio. Turni di 12 ore, avanti e indietro dal cancello. Un giorno sì e l’altro no torna a casa dai suoi sei figli. Di solito mangia in un angolino del quintal, il cortile, tra le macchine parcheggiate. Sguardo dolce, l’Eugenio, e uno stile grunge perfetto quanto inconsapevole. Vorrebbe che imparassi lo shangana, la sua lingua, e così, quando mi incontra, mi saluta… Itavonana, dice. E io non so mai che cosa rispondere.

Ho conosciuto Eugenio cinque anni fa. Mi ha ricordato don Timoteo Apaza, l’uomo semaforo che in Bolivia ogni giorno si piazza nella curva più pericolosa della carretera della muerte per regolare il traffico dei camion che transitano verso o da La Paz. Altri tempi, altre latitudini, uguale destino. Chissà che colore avrebbe dato Rodari al loro mestiere?

Pubblicato su “La Stampa” il 18/9/2009.

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