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Lo confesso. Ho sposato uno scienziato

Lo confesso. Ho sposato uno scienziato. Allora lo ignoravo, ma questo semplice dato di fatto ha avuto svariate conseguenze sulla coppia che eravamo un tempo e sulla famiglia che siamo diventati.

Innanzitutto è la ragione fondamentale per la quale viviamo all’estero e per cui, temo, non rientreremo mai stabilmente in Italia. E sto, ovviamente, parlando del lavoro, della ricerca, della possibilità di stipendi adeguati agli studi compiuti, di una carriera, del Bosone di Higgs, eccetera eccetera.

Ma è anche molto di più. Sposando uno scienziato ho sposato, mi verrebbe da dire, un metodo. Un approccio rigoroso, ragionato e lucido ai problemi e, soprattutto, alle paure (in genere le mie). Un antidoto alle credenze, alle ingenuità, alle semplificazioni o, detto altrimenti, un costante incoraggiamento al dubbio, alla verifica, alla riproducibilità.

È perché ho sposato uno scienziato – nel dettaglio, un fisico sperimentale – che nessuno in casa ha paura del forno a microonde, tutti (se si esclude la suocera) ci teniamo galileianamente alla larga dall’omeopatia, e persino io che sono un’impenitente umanista, ho riscoperto il valore liberatorio delle misure. Perché lo scienziato, si sa, misura tutto.

È solo e soltanto perché ho sposato uno scienziato che sto seguendo con crescente consapevolezza e preoccupazione la campagna di non-vaccinazione tutta italiana nei confronti del virus H1N1. Se si fa eccezione per il Veneto, molti abitanti dello stivale che avrebbero diritto all’immunizzazione hanno deciso di non avvalersene. Altri, tra terrorismo e assuefazione, faticano a capire dove andare. C’è persino chi ha diritto di vaccinarsi, vuole farlo, ma viene dissuaso da qualche pediatra o medico di base. Gli Stati Uniti hanno, da tempo, dato il via libera alla vaccinazione gratuita e volontaria anche dei bambini sani, e sono stati seguiti a ruota da paesi come la Francia e l’Olanda. Ogni vaccinato in più, direbbe lo scienziato di casa, è un portatore di influenza in meno, indipendentemente dal suo rischio individuale.

Pubblicato su “La Stampa” l’11/12/2009.

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  1. Brava Irene! Come al solito hai colto nel segno! Ogni tanto lo penso anch’io che ci dovrebbero dare una specializzazione, a noi, per osmosi… a forza di correggere lo stile di CV, Bioskecth, grant, prepararli per i talk, fornire citazioni, ma soprattutto a forza di dare pareri urbi et orbi su tutto (nel mio caso diagnosticare e trattatare un morbo, o prospettare filosoficamente scenari interessanti sulla Ricerca del 21 secolo… o nel tuo, immagino, discorrere di particelle come fossero le tue migliori amiche). Il bello e’ che spesso ci danno anche retta, gia’ solo, appunto, perche’ respiriamo Scienza da anni e ci circondiamo di amici con i piu’ vari PhD… anni buttati, i nostri, a studiare Relazioni Internazionali e Diritti dell’Uomo! Ah, se l’avessi saputo prima: sai quante cose potrei fare adesso con una Laurea di Italiano per stranieri o in Management di Enti scientifici??

  2. Cara Irene
    da semplice uomo della strada ti espongo quanto mi risulta circa la faccenda vaccino-pandemie.
    Dato che più si nasconde e più si evidenzia, sono abituato a guardare in volto le persone con cui relaziono o che ricoprono incarichi significativi, per capire con chi ho a che fare. Del resto che viviamo in un mondo di falsità, è sotto gli occhi di tutti. Ciò premesso, non mi ha mai convinto, per quanto non sapessi niente di lui, il sottosegretario alla difesa USA Donald Rumsfeld, uno dei falchi del governo Bush a volere la guerra in Iraq e mi vado spiegando. Dato che la pensione oltre al non trascurabile vantaggio economico, mi dà anche la possibilità di prendermi un minimo di agio nel gestire la mia attività che sto ancora portando avanti, la mattina nel fare colazione mi godo RAI 3 Educational che a volte sforna delle schede veramente notevoli. Poche settimane fa, mi sembra che proprio una di queste riguardasse la faccenda pandemie a partire dal Presidente Ford, nel cui governo mi pare Rumsfeld fosse ministro della salute. Insomma, andando al sodo, questo signore, convinse Ford a farsi vaccinare in diretta in TV in modo da dare il buon esempio alla Nazione, dove nella fattispecie, lui mi pare fosse presidente dell’azienda farmaceutica produttrice del vaccino. Da allora e anche forse da prima e fino ad oggi, lui e la sua cricca, non hanno fatto altro che prospettare scenari pandemici dove all’apparire del fantomatico virus, ecco che puntuali, milioni e milioni di vaccini come per incanto erano lì per essere offerti alle popolazioni inermi del pianeta, con il modesto ricavo per le tre o quattro aziende monopoliche di un qualche centinaio di miliardi di poveri e sporchi dollari. E così è stata anche questo anno. Penso che dovremmo fare una colletta per queste aziende, che dovranno pagare un sacco di tasse per i loro guadagni.

    Ciao Irene e Buon Natale a tutta la, famigliola

    Valter

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  • Sposare uno scienziato | Borborigmi di un fisico renitente 16 Dicembre 2009

    […] Sette, l’inserto della capitale sabauda che non sta mai ferma. Uno stralcio al volo, il resto qui: Sposando uno scienziato ho sposato, mi verrebbe da dire, un metodo. Un approccio rigoroso, […]