in Vivere altrove

Oggi all’asilo sono venute delle signore un po’ vecchie

«Oggi all’asilo sono venute delle signore. Una di queste signore si chiamava come me», mi racconta una sera Giulia a cena. «Davvero? E chi erano queste signore?», domando. «Erano tre» fa lei, spalancando gli occhi. «E c’era una Giulia, come me, ma era un’adulta». Segue breve pausa, a sottolineare l’impiego di un vocabolo particolarmente ricercato. «Era un’adulta», ripete, per accertarsi che abbia capito bene. «Ma anche un po’ vecchia», puntualizza. «Un po’ tanto vecchia». La conversazione termina senza concedere ulteriori spiegazioni. Solo l’indomani mattina parlando con una maestra, scopro che la famosa Giulia, quella «adulta» è in realtà una signora dell’ospizio, o Ems, come li chiamano qui, ovvero Etablissement medico-sanitaires. Ogni mese alcuni anziani di una casa di riposo poco distante vengono infatti invitati dall’ asilo a fare merenda con i bambini più grandi.

Trascorrono insieme un paio d’ore contandosela e spassandosela davanti a un bicchiere di succo di frutta. Lo trovo geniale, per entrambi. Ma non solo. Mi sembra anche straordinariamente liberatorio il fatto che l’asilo promuova iniziative di questo tipo e non si sogni neanche nell’anticamera del cervello di chiedere l’autorizzazione, l’approvazione o chissà quale benestare ai genitori. Lo fanno e basta. Invitano gli anziani che arrivano in pulmino e Bruno (che si pronuncia Brunò) quel pomeriggio fa più crêpes del solito. Tutto qui. Senza proclami o manifesti. Naturale come andare a pattinare sul ghiaccio, recarsi alla biblioteca comunale o dipingere con i piedi.

Nella cittadina di Arnsberg – 80mila abitanti nel Nord della Westfalia – pare abbiano la stessa, buona abitudine. Titolava Die Welt qualche mese fa che ogni settimana gli abitanti di una locale casa di riposo si recano in visita all’asilo nido «Kleine Strolche», che significa letteralmente «piccole canaglie». A Friburgo, per far vedere che sono avanti, l’asilo hanno fatto che costruirlo direttamente dentro la casa di riposo.

Pubblicato su “La Stampa” il 18/3/2011.

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