in Vivere altrove

Chi insegna agli uomini a morire, insegna loro a vivere

C’è questa vecchina, che vive sola con una mucca, una capra e un gatto in una casa di campagna. Indossa uno scialle, ha il fazzoletto in tasca e le ciabatte sfondate. Ha novantanove anni. Una sera, durante un tremendo temporale, la Morte bussa alla sua porta. Lei, che è arzilla ma dura d’orecchi, non capisce chi sia né tanto meno cosa voglia, e dopo una serie di equivoci e malintesi l’invita ad entrare. Quando le dà la mano si accorge che la Morte è fredda. Detto fatto la obbliga a cambiarsi gli abiti zuppi di pioggia, le presta la sua camicia da notte a fiori, la mette a letto con una tisana bollente, un piumino e la borsa dell’acqua calda. Nei giorni e nelle settimane seguenti le due imparano a conoscersi. La vecchina insegna alla Morte a giocare a scacchi, e insieme mungono la mucca, falciano l’erba del giardino e chiacchierano davanti al caminetto, sgranocchiando castagne. Un giorno la vecchina compie cento anni. La Morte le regala un abito da sposa, le cucina la torta, le scatta una serie di fotografie in posa, e suona per lei la fisarmonica facendola ballare sino all’ alba. La vecchina semina candeline per tutta la casa e dopo averne diligentemente spente novantanove va a letto soddisfatta. È la morte a soffiare sull’ultima ed è così che la vecchina, che vive sola con una mucca, una capra e un gatto, muore, una bella mattina di primavera.

«Bonjour Madame la Mort» è un libriccino delizioso scritto quindici anni fa da Pascal Teulade e Jean- Charles Sarrazin. In Italia la letteratura per bambini dedicata al tema della morte esiste, ma non abbonda. A Meyrin, alle porte di Ginevra, la biblioteca comunale riserva all’argomento un’intera sezione dell’area ragazzi. Sono libri densi e colorati, scritti per non smarrire una realtà che non è né bella né brutta, solo accade. Proprio accanto, altri testi, che parlano di malattia, povertà estrema, violenza. Perché, come scriveva Montaigne, chi insegna agli uomini a morire, insegna loro a vivere.

Pubblicato su “La Stampa” il 10/2/2012.

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