in Vivere altrove

Travolgente e contagioso, come solo le buone idee

Masdar city sorgerà alla periferia di Abu Dhabi, negli Emirati e sarà una città di sei chilometri quadrati in grado di accogliere circa cinquantamila abitanti. Zero emissioni di anidride carbonica, niente rifiuti e nessuna automobile inquinante. E inoltre futuristiche soluzioni per moderare l’arsura e le temperature del deserto,come quella degli «ombrelli solari», strani dispositivi presumibilmente modellati sui girasoli, che rimarranno aperti durante il giorno per immagazzinare energia solare e fornire ombra,e si chiuderanno di notte.

Incheon sarà invece costruita su due isole a nord-ovest di Seoul, Corea del Sud, e accoglierà trecentoventimila persone. Generatori di energia a biomassa, celle a idrogeno, tetti destinati all’agricoltura e coperture verdi a coltura idroponica (qualunque cosa voglia dire) saranno le sue caratteristiche fondamentali.

Le prime quattro eco-town inglesi dovrebbero, budget permettendo, essere ultimate nel 2016 e conteranno ognuna 2500 case, tutte a consumo zero. Adogni angolo di strada sarà possibile ricaricare le auto elettriche, ovunque si potrà prendere in prestito una bicicletta e i servizi pubblici copriranno capillarmente ogni centimetro quadrato dei nuovi centri urbani.

E ancora. Amsterdam intende ridurre le emissioni del 40 per cento entro il 2025 mentre la seconda città più grande della Danimarca, Aarhus, mira a diventare una città ad emissioni zero entro il 2030.

Tutto molto sensato e moderno e armonioso. Travolgente, pure, e contagioso, come solo le buone idee. Tanto che anche nella profonda campagna francese sembra infine muoversi qualcosa. A quanto pare questo sarà, infatti, l’anno della lotta ad oltranza ai rifiuti non selezionati. Il nostro bidone, che ogni mercoledì mattina risale pesantemente la stradina della co-proprietà nell’attesa del camion della nettezza urbana, è stato prontamente dotato di un microchip che calcolerà le volte in cui verrà svuotato e ci tasserà di conseguenza. Non sarà idroponico, ma è comunque un inizio.

Pubblicato su “La Stampa” il 24/2/2012.

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