in Vivere altrove

Nessun ago nella pancia

Il professore li accoglie con mano ferma e uno sguardo pieno di dolcezza. Ha i capelli bianchi, il camice lungo aperto sul davanti, e una cartellina spessa tra le mani. Discute per quasi due ore in una stanzetta candida, infilata in un palazzo moderno alla periferia di una grande città con vista lago.

Spiega il test che ha eseguito sul campione di sangue inviato al laboratorio tre settimane prima: come funziona, cosa ha rivelato, quale protocollo è stato seguito, su quale grado di affidabilità si può contare. Non giudica mai, e mai ha l’aria di prendere posizione, ma traccia, con la calma semplicità con cui ci si rivolge ai bambini, i contorni precisi della situazione. Come è adesso, come evolverà, quali le strade che è possibile percorrere, e come prepararsi a percorrerle. Dove si è ora e cosa viene dopo, insomma.

Usa due codici, il professore. A lei si rivolge spiegando l’esame, in cosa differisce da quelli comunemente proposti, come l’anomalia che è stata individuata vada confermata. Vuole essere sicuro che capisca, che abbia tutti gli elementi per compiere una scelta informata, che trovi, nella spiegazione fornita, la forza necessaria.

A lui, che è uno scienziato, mostra tabelle, grafici, numeri, sapendo che, per chi è in grado di leggerli, i numeri sono fondamentali alla comprensione del mondo, e non se ne può fare meno. Quarantadue milioni di sequenze cromosomiche, otto protocolli di controllo. Cercate di non coltivare la speranza, consiglia il professore, guardando negli occhi lo scienziato.

Il test in questione è disponibile in Svizzera da settembre dell’anno scorso. È un esame che non comporta rischi. Nessun ago nella pancia. In Italia non esiste, e non c’è motivo di credere che sarà introdotto a breve.

La vita non sempre ha un lieto fine, ma ci sono paesi che, più di altri, offrono gli strumenti e le persone giuste per cercare di affrontarla.

Pubblicato su “La Stampa” il 24 Maggio 2013.

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