in Vivere altrove

Esiste un posto dove aiutare chi soffre è l’unica cosa che conta

Ci lasciamo il cielo basso e plumbeo e una gelida pioggerellina alle spalle. Chiudiamo gli ombrelli sgocciolanti ed entriamo. Il magazzino è sterminato, più di quanto uno non riesca a dire a parole. Per intenderci, sembra quello dove finisce l’Arca di Indiana Jones nel primo film della trilogia. Però non ha nulla di polveroso, dimesso o abbandonato. Tutt’altro. Nei corridori semibui, e apparentemente senza fine, avanzano e indietreggiano giganteschi robot gialli e “ruspe” arancioni che spostano, giorno e notte, pacchi, scatoloni, pallets.

Sono a Copenaghen, in un deposito grande 25 mila metri quadrati vicino al mare. Da qui partono regolarmente molti degli aiuti che vengono inviati nelle zone colpite da catastrofi naturali (tifoni, tzunami, terremoti), o altre emergenze sanitarie o umanitarie, epidemie, guerre e conflitti interni. Saponette, siringhe, assorbenti, dosi e dosi di vaccini (contro la poliomelite, la gastroenterite, la meningite), zanzariere, strumenti diagnostici, termometri, antiretrovirali, compresse solubili di amoxicillina, tende, coperte. La sfida è logistica (…)

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