in Vivere altrove

C’è persino un brindisi per evitare i brindisi

Io bambina che vendemmio nella vigna di amici dei miei genitori, cantando a squarciagola “Sebben che siamo donne, paura non abbiamo”. Le trecce lunghe sulle spalle, i grappoli pesanti in mano, le gerle, sempre troppo pesanti.

Mio padre, in cantina, che imbottiglia vino rosso: una grande damigiana, un tubo di plastica, centinaia di bottiglie incappucciate con cartocci di carta bianca arrotolati sulla punta. Dappertutto un odore pungente di vino rosso, polvere, umido e muffa.

Due dei miei più nitidi ricordi d’infanzia hanno a che fare con il vino, il mosto e l’uva. Del resto, stando all’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo si bevono più o meno l’equivalente di 6 litri di alcol per persona all’anno.

Non si prendano queste righe come un’incitazione al consumo, ma poche cose sono ancorate alle consuetudini, ai luoghi e alla cultura come il bere (e il mangiare, del resto). L’alcol è diffuso in tutte le classi sociali, le professioni e le culture. Ma tra un paese e l’altro possono esserci differenze anche sorprendenti. Per esempio, in nessuna nazione le donne bevono così tanto come in Zambia. E a quanto pare, vivere su un’isola aumenta la tendenza al consumo. Le Isole Cook, l’Irlanda e lo Sri Lanka sono tutte in cima alla classifica.

Ma non è solo una questione di quantità. A cambiare oltre confine sono i modi, i tempi, i rituali con cui si beve in compagnia. In Spagna il bicchiere “della staffa” è detto “penultima”. In Georgia durante la tradizionale cena, il “Tamada”, seduto a capotavola, intervalla ogni boccone con brindisi evocativi che inevitabilmente ritmano la serata e a cui tutti devono partecipare, volenti o nolenti. In Ucraina si beve nella scarpa sottratta alla sposa (o in un bicchiere ad esso attaccato), mentre in Danimarca il tipico liquore Genever va ingurgitato senza mani, prendendo il bicchierino direttamente con le labbra. In alcuni posti si beve in due dalla stessa brocca, in altri si ripongono bottiglie e bicchieri vuoti sotto il tavolo. In Moldavia c’è persino un brindisi per evitare i brindisi: “Hai Devai” che significa “Andiamo”.

Pubblicato su La Stampa il 3/3/2017

(bonus: “Sebben che siamo donne, paura non abbiamo”, da cantare ad libitum)

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