in Vivere altrove

Contraddizioni e promesse mancate in Messico

Sono in Messico da ventiquattr’ore appena, ma già mi è chiaro cosa si intende per “Paese a reddito medio”. Di norma per lavoro mi ritrovo a viaggiare in Paesi come Haiti, il Mozambico, il Senegal, l’Uganda, la Cambogia. Lì il semplice spostamento da un villaggio all’altro è un problema. Le strade sono spesso impraticabili, l’acqua va filtrata, le toilettes sono un vero e proprio lusso.

In Messico ho, da subito, la netta impressione di essere su un gradino di sviluppo e benessere più alto. Strade accessibili, servizi di base a disposizione, case dotate di luce elettrica. Si tratta, d’altronde, della seconda economia dell’America Latina e di uno dei principali esportatori di petrolio.

Eppure il Paese incarna le contraddizioni più stridenti della modernità e delle sue promesse mancate: 55 milioni di persone vivono in condizioni di povertà. Le diseguaglianze sociali sono spaventose. La violenza, criminale e di genere, è onnipresente.

“Primero me pegas et logo comemos”, si una dire da queste parti. Prima picchiami, e poi mangiamo. Sei donne vengono uccise in Messico ogni giorno. Una società fortemente maschilista e un diffuso senso di impunità alimentano questa piaga neanche troppo sotterranea. Lupita Blas dirige un centro di formazione alla piccola impresa, dedicato alle donne che desiderano iniziare o riorganizzare una propria attività commerciale. Il centro è ospitato all’interno delle mura della Casa de Justicia para Mulheres dello Stato di Idalgo. Le donne che vengono qui per dieci settimane apprendono, a grandi linee, come si calcolano costi e benefici, quali sono i requisiti legali e finanziari necessari per uscire dal sommerso, come si costruisce un piano a tre-cinque anni. “Ma più di tutto imparano a credere in se stesse. Molte di loro, violentate per anni, sono come piante spezzate, incapaci di sollevare lo sguardo o di aprire la bocca in pubblico. Quando riusciamo a far intravedere loro che c’è speranza, che possono farcela, che non sono sole, il resto del percorso è in discesa”.

Pubblicato su La Stampa il 12/5/2017

Scrivi un commento

Commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.