Quest’estate ho camminato su sentieri nel bosco, pietraie assolate, creste vertiginose e prati ricamati dalle tane di marmotte. Ho sudato e faticato su pareti gialle e grigie, ho tremato di freddo sotto neve e grandine e pioggia e ho sospirato di sollievo togliendo gli scarponi la sera o semplicemente mettendo i piedi in un ruscello.
Sono stata in Italia, come spesso accade a chi vive all’estero. Il ritorno, per gli emigrati, è già di per sé una vacanza. Dalla quotidianità di una lingua straniera e dal costante ancorché millimetrico esercizio di adattamento ad un altro paese, quale che esso sia.
Camminando su tracciati spesso militari ho ripassato la Storia e scoperto storie che avevo scordato o forse mai saputo. Come quella degli abitanti di Fiera di Primiero che sfollarono a Manduria, in Puglia, all’avanzare delle truppe austriache. La guerra è la Prima. Trincee, neve, linee che avanzano a colpi di baionette, tradotte. Difficile immaginarsi, oggi, l’incontro tra un piccolo paesino del trentino e uno della Puglia. Ad azzerare la diffidenza il cibo, in particolare i pomodori del sud, e la cultura, il fatto cioè che i trentini sapessero leggere e scrivere e dunque potessero tradurre la corrispondenza dal fronte. Una lezione senza tempo, direi, in montagna come al mare.