in Vivere altrove

Il coefficiente di imbarazzo

È tornato. Non ci posso credere. Davvero speravo ce ne fossimo liberati, non dico per sempre, ma almeno per un po’. E dire che tutti lo davano per morto, pubblicamente stecchito, schiacciato da nuove, fresche, imminenti priorità. E invece, no. Eccolo. Pimpante come non mai, in barba a tutti.

Con tutto quello che succede nel mondo, ecco, sarò sincera, ma proprio non me lo aspettavo. Pensavo, in tutta onestà, che Trump sarebbe bastato a tenerlo a bada ancora per un po’. E, insomma, se non era Trump, c’è pur sempre Bashar el-Assad o la Turchia, o la Corea del Nord o… il Venezuela!

Invece mi sbagliavo alla grande. Perché lui e tornato, indifferente al trascorrere del tempo e della storia.

Sto parlando, ovviamente, del coefficiente di imbarazzo. Quel senso di estremo disagio e sottile ansia che prende noi immigrati all’estero quando qualcuno ci chiede spiegazioni sul panorama politico italiano.

Negli anni passati ci eravamo fatti discreti. E gongolavamo in cuor nostro, per questa inattesa e rincuorante pausa dalle luci della ribalta, dal fuoco incrociato delle domande retoriche. Gli amici francesi, inglesi, spagnoli, norvegesi, giapponesi, parevano distratti e osservando l’Italia da lontano, avevano quasi l’impressione di capire non dico i dettagli, ma le grandi linee. E non ponevano interrogativi scomo di.

Adesso, nei loro occhi e nell’intonazione della voce, è tornato lo sgomento, l’incredulità, la sospensione di giudizio, come fossero di fronte a un film di fantascienza, di quelli distopici, che ci metti un po’ a capire dove ti trovi e dove stai andando. E con lo sgomento, sono tornate le richieste di spiegazione.

E il problema non è tanto il montare delle destre fascistoidi e razziste, che quello è un fenomeno – oddio direi più un rigurgito – non particolarmente italiano. Ma tutto il resto? Come si fa a spiegare tutto il resto? Vogliamo parlare della legge elettorale? Ultimamente, sono diventata talmente brava a fare lo slalom tra un “Unbelievable” e un “C’est allucinante” che dovrebbero qualificarmi di default alle prossime Olimpiadi.

Pubblicato su La Stampa il 23/2/2018.

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