in A scuola con Oliver

No panic

Niente tutù né coroncine né scarpette, ve l’assicuro. Al saggio, Oliver, era completamente nudo e nonostante ciò imperturbabile. Io invece indossavo un’orripilante pettorina marrone, tipo Stratori-no, con sopra il numero qurantatré. E sudavo come un bue, ammesso che i buoi sudino. L’esame finale del corso di addestramento è incominciato con una specie di presentazione rituale. Sul mo-mento, anziché «conduttore» mi è venuto «conducente» e al posto di «concorrente» ho chiamato Oliver «garreggiante», ma hanno capito lo stesso. L’istruttore mi ha stretto virogorosamente la mano, scuotendola a destra e a sinistra per verificare «l’indifferenza dell’animale verso gli estra-nei». La distrazione, per Oliver, non è mai stata un problema. Dunque congratulazioni, e via con il primo esercizio, la condotta al guinzaglio. A parte qualche imbarazzate giro iniziale e il solito commento contrariato di Oliver al comando «Dietro!» tutto è filato liscio. Il mio «partner» è stato statuario nel «seduto con ritorno» e nel «terra con richiamo e anche il salto sarebbe andato bene se non fosse stato cilindrato sul più bello da Luna, un husky che in quel momento aveva deciso di giocare a «cel’hai» con gli altri cani. I giudici di gara sono stati clementi e hanno ritenuto che Oliver non fosse responsabile dell’incidente. Anzi, hanno commentato benevoli e inspiegabilmente ottimisti che se non fosse stato interrotto avrebbe completato l’esercizio. Gli ho creduto sulla parola e ho proseguito. Anche «l’invio con terra libero» è riuscito, e così pure gli esercizi successivi. Insomma quando, tre giorni dopo la competizione, abbiamo telefonato al centro per conoscere la graduatoria, la signorina ci ha sgridato del ritardo: «Ma come, lei ha vinto la coppa e chiama solo oggi?» Snaturata. Per farla breve siamo arrivati sedicesimi su oltre un centinaio. Siamo eccellenti, a quanto pare. Potremo vantarci con gli amici. Oppure fondere il trofeo e farci una nuova splendente medaglietta. Non crediamo nell’agonismo, io e Oliver, e ovviamente sarebbe andata bene in ogni caso. La morale temo pertanto che questa volta non ci sia. Ho passato dodici settimane con il mio cane, a correre, saltare e assiderarmi in un campetto per lo più fangoso. Questa frequentazione dell’universo canino, tutt’altro che ordinaria, è stata appassionante.

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