in Vivere altrove

Vivere altrove… Ambasciatori nostro malgrado

viverealtrove_20060119.jpgGli stranieri riservano all’Italia un amore incondizionato, cieco e senza respiro. È sufficiente che comincino a parlarne e subito gli occhioni gli si illuminano, il cuore prende a palpitare e nelle pupille compare una fiammella, come nei cartoni animati giapponesi. Ah, l’Italie, sospirano con aria sognante e fare complice. Per non deludere le aspettative, non ti resta che ricambiare l’estasi, restituendo loro un sorriso vago ed esitante. Lo stesso che da bambina regalavi ai parenti che ti dicevano «hai gli occhi di tua madre» per farti un complimento. Sarà pure stato vero, ma sapevi di non averne alcun merito. Allora ti consolavi dicendo: meglio gli occhi della mamma che le orecchie del papà. E tanto bastava.

Ebbene per l’Italia funziona più o meno allo stesso modo. Sei italiano, vivi all’estero, dunque per tutti quelli che ti circondano, tu sei l’Italia. Né più né meno. Una metonimia vivente. La parte per il tutto. Va da sé che molti danno per scontato che del tuo paese d’origine conosca a mena dito ogni pollice di terra dalle Alpi alla Sicilia, sappia a memoria il numero di abitanti di tutti i capoluoghi di provincia, e abbia annotati su un taccuino mentale almeno una cinquantina di paradisi terrestri da consigliare in Sardegna, Toscana, Campania, Puglia e Trentino.

Ma se, ad esempio, prima di fare armi e bagagli, non ti fossi mai mosso da Nichelino? Niente da fare. Non è contemplato.

Per amore di simmetria, vale altresì la regola inversa. Se nel tuo misero metro e sessantasette un giorno incarni tutto il meglio dello stivale, al minimo cambio di vento, ecco che, senza accorgertene, ti trasformi nella rappresentazione diabolica dei peggio vizi made in Italy. Novello avatar, sei allo stesso tempo responsabile della nebbia di Milano, della camorra napoletana, del traffico nel centro di Roma e della mucillaggine dell’Adriatico. Sei chiamato a spiegare e rendere conto di Prodi, Berlusconi, Bossi, Buttiglione e di tutto l’arco costituzionale, Prima e Seconda Repubblica.
L’orgoglio lascia il posto all’imbarazzo, e tu cerchi, a gesti, di spiegare, circostanziare, raccontare. Non lo avevi previsto, ma all’estero sei, tuo malgrado, ambasciatore in terra straniera.

Pubblicato su «La Stampa», 18 maggio 2007.

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