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Perché africanizzare wikipedia

wikiafrica.jpgPer i 6 milioni e mezzo di individui che l’hanno consultata fino ad oggi (il dato è di giugno), Wikipedia è sinonimo di enciclopedia libera e collaborativa, di sapere condiviso e partecipato. Milioni di voci, tutte scritte e corrette da una comunità spontanea dalle svariate competenze e dalle molteplici lingue e nazionalità.

I progetti e le riflessioni intorno ad uno dei fenomeni sociologici senza dubbio più interessanti e controversi degli ultimi anni si sprecano. Tra gli ultimi, e più ambiziosi, Wikiafrica, un’iniziativa a cura della neonata fondazione lettera27 e dell’associazione Wikimedia Italia. Parola d’ordine: «Africanizzare Wikipedia».
Il perché lo spiega puntualmente Iolanda Pensa, direttore scientifico del progetto e co-fondatrice della iStrike Foundation di Rotterdam. «Su Wikipedia le informazioni dedicate al continente africano sono poche (spesso imprecise) e questo malgrado Wikipedia sia ad oggi uno dei sistemi di condivisione volontaria delle conoscenze più dinamico, efficace e partecipativo a disposizione. ‘Africanizzare’ significa, pertanto, attivare su Wikipedia persone abitualmente non interessate a questo sistema e spesso poco preparate in materia di tecnologie della comunicazione, che però hanno conoscenze approfondite sull’Africa, siano essi africani, africanisti o semplici appassionati. Vorremmo riuscire a coinvolgere reti di utenti e istituzioni che lavorano nel o sul continente africano e fare in modo che condividano i loro saperi nell’agorà più estesa e internazionale del mondo. ‘Africanizzare Wikipedia’ è un modo per dichiarare che on line c’è spazio per tutti».

Veicolare contenuti, attivare reti, energie, persone, organizzazioni affinché mettano in comune ciò che sanno, fanno o hanno studiato. «Non diamo voce agli africani», ci tiene a precisare Iolanda Pensa. «Perché questo supporrebbe che non ne abbiano già una, il che è ovviamente falso. Piuttosto sosteniamo associazioni, gruppi di ricerca, e studenti: le tesi di laurea a carattere compilativo sono perfette per un contenitore interattivo come Wikiafrica.

Vincere la diffidenza che allontana l’accademia da fonti «non autorevoli» come Wikipedia è una delle sfide principali del progetto. Uno scetticismo che, a pensarci bene, non stupisce più di tanto: Wikipedia, non diversamente dalla sua emanazione Wikiafrica, è un esperimento popolare e collettivo e, in quanto tale, scardina e stravolge le tradizionali modalità con cui il sapere (universitario, ma non solo) viene somministrato.

«Il cosa», continua Iolanda Pensa «i contenuti, le voci che andranno a integrare questa enciclopedia universale sono per noi importanti tanto quanto il come, ovvero il mezzo che abbiamo scelto per veicolarli, e cioè Wikipedia, un sistema che, malgrado i limiti, si presta più di molti altri a modificare e perché no a riscrivere la storia, creando una conoscenza realmente condivisa». Insieme a Wikimedia – attiva soprattutto nel sostenere chi vuole creare Wikipedia nelle lingue dell’Africa – l’equipe di Wikiafrica ha approfittato del recente Festival di Mantova per organizzare dei workshop con l’intenzione di portare off line i normali meccanismi di funzionamento di Wikipedia. In un certo modo di drammatizzarli. Autori, coordinatori, artisti, intellettuali e pubblico hanno cioè partecipato alla discussione, integrazione, scrittura e correzione di nuove voci da inserire in istantanea su Wikiafrica. «Le più interessanti e le più complete», commenta ancora Iolanda Pensa «sono state: Rotte africane dei migranti e Cufra, nome di un’oasi in Libia che è un importante crocevia sulle rotte della migrazione».

www.lettera27.org
www.wikiafrica.it

Pubblicato su «Vita», sabato 23 settembre 2007

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