in Vivere altrove

Vivere altrove… i dettagli del mondo

viverealtrove_20060119.jpgEmigrare non è un atto indolore. Lo penso sinceramente, lo scrivo e lo ripeto da quasi un anno, ormai. Però, diamine, alle volte l’estraneità e la melanconia di sottofondo dell’outsider valgon la pena, non foss’altro che per il fatto che «fuori» ti imbatti spesso in dettagli del mondo che non avresti mai pensato. Che in Francia i numeri verdi sono azzurri, come le autostrade. Che in Inghilterra, come gesto scaramantico, non si tocca il ferro, ma il legno. Che nella Svizzera tedesca le lavastoviglie hanno il programma speciale «Fonduta» e a Ginevra esiste ancora una festa contadina che si chiama «delle patate» in occasione della quale le scuole chiudono in ottobre per un’intera settimana. Che le ostriche si mangiano solo nei mesi con dentro la «erre» e ci sono villaggi africani in cui l’olio si vende in sacchetti monodose di plastica trasparente. Che in Finlandia i neonati fanno il pisolino all’aperto nei campus universitari e le donne guadagnano un quarto meno degli uomini. Che in Olanda c’è un partito in cui lo stipendio dei deputati è di 2000 euro al mese che ha per simbolo un pomodoro e che in portoghese il lunedì di ponte si chiama «tolerância». Che in America va in onda una fiction sul papa e non c’è niente di scandaloso. Che in Lesotho, uno sputo di paese infilato dentro il Sudafrica, ci abitano i Bosotho che parlano il Sosotho (parola di scout!) e sembra di stare nel Far West perché tutti vanno a cavallo, con delle coperte a mo’ di poncio e delle galoche di plastica bianca.
Cose così. Alcune banali e altre meno. Di certo si vive lo stesso anche senza averne coscienza. Magari le si sfiora durante un viaggio. Magari no, presi come si è da bulimia turistica. Ma in genere sapere che non esiste un solo modo per fare le cose, tenere, per così dire il piede in due staffe, che è la condizione esistenziale dell’emigrato, aiuta a prendere la vita con più filosofia. A spostare il punto d’osservazione, cambiare il fuoco, l’inquadratura, il filtro. Come in quei film in cui il protagonista si trasforma d’improvviso in un cane e alla fine, lui che i quadrupedi li aveva sempre detestati, impara a capire come si sta a quattro zampe.

Pubblicato su “La Stampa”, venerdì 15 febbraio 2008.

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Commento

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  1. … che bello, ho pensato spesso cose simili ma non avrei saputo dirlo meglio con parole mie … intanto a Giulia, che ha la fortuna di una mamma e un papà viaggiatori, non posso che augurare di arrivare al suo primo rinnovo di passaporto prima dei 9 anni (battendo così il record di casa Ferrero, detenuto da Sara) …