in Vivere altrove

Un respiro continuo, che se lo ascolti ti incanta

L’ altra mattina mi sono messa d’impegno e ho fatto la lista. Un asino grigio a pelo lungo, tre cavalli, quattro rapaci, forse falchi, o forse no, uno scoiattolo, un airone cinerino, una ventina di pecore e qualche mucca. Sembrava di sfogliare un numero monografico del National Geographic dedicato all’Irlanda e invece era solo il tratto di strada che percorro quotidianamente in motorino per andare al lavoro. Alle porte di Ginevra. Mi è venuta in mente la storia di Topo Gigio, il mangiadischi rosso che inghiottiva il 45 giri, la voce di Peppino Mazzullo: «Ma cosa mi dici mi dici mai». «Scarpe grosse e cervello fino: come dicevano dalle mie parti». Nella storia, il celebre roditore dopo una vita cittadina, andava a vivere in campagna, e di colpo gli si spalancava davanti agli occhi un altro mondo. Senza bisogno di varcare confini, percorrere distanze transoceaniche, cambiare lingua, patente, passaporto, seggio elettorale, conto in banca e prefisso telefonico. Un altrove insospettabile, che se ne stava lì da sempre, praticamente alla porta accanto. Bastava bussare.

Ora, San Salvario sarà pure verde, con il Valentino e i viali alberati e tutto il resto, ma non si può certo dire sia aperta campagna. E così, da qualche anno, novellina tale e quale a Topo Gigio, ho scoperto l’odore della pioggia nei campi e della legna che brucia nelle stufe. Ho osservato con l’entusiasmo di un bambino le colture alternarsi al ritmo delle stagioni e ho misurato, puntuale, l’abisso della mia ignoranza in materia. Ho identificato negli stivali di gomma e nello zerbino davanti alla porta alleati fedeli e indispensabili. Ho odiato le mosche e le zecche e amato la frescura della sera, la neve che resta bianca per settimane e il buio fitto, e il silenzio. Ho contato i giorni di fioritura del ciliegio nel giardino (sette) e osservato, sbalordita, l’erba crescere e le api vasaie fare e disfare il loro nido nelle persiane di casa. C’è, là fuori, che ci crediate o meno, un respiro continuo, commuovente, che se lo ascolti ti incanta.

Pubblicato su “La Stampa” il 19/6/2009.

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