in Vivere altrove

Oggi ti dirado la nebbia, domani ti attenuo il ciclone

Sembra una delle trovate della «Guida galattica per autostoppisti » di Douglas Adams, ma è, ahimé, la pura verità. L’Ufficio per la modifica del clima esiste sul serio e ha sede in Cina. Qualche giorno fa, a Pechino, ha preso l’iniziativa di bombardare le nuvole con agenti chimici, provocando un’abbondante e prematura nevicata la prima domenica di novembre, facendo scendere la colonnina dimercurio vicino allo zero. L’Ufficio per la modifica del clima l’ha fatto apposta e, con orgoglio, non ha mancato di dichiarare che si tratta di una tecnica ormai consolidata per alleviare la siccità. Era prevista pioggia, è arrivata la neve. Strano senso dell’umorismo, i cinesi. Prima di mettersi a bombardare le nuvole con ioduro d’argento, non hanno neppure pensato di verificare quando sarebbe stato possibile accendere i termosifoni.

Aqualche migliaia di chilometri di distanza, intanto, anche i russi si sono dati alla weather modification. Il sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov, ha infatti annunciato il suo proposito di bandire la neve dalla capitale, per liberarsi, una volta per tutte, degli innumerevoli incidenti e disagi che questa provoca alla città.

I fabbricanti di pioggia sono da tempo una realtà (controversa) anche in altre parti del mondo, dalla California, alla Tailandia, dove per difendersi dai Monsoni è stato creato il Bureau of Royal Rainmaking and Agricultural Aviation. Perfino il Mali ha avviato un programma di «semina» artificiale delle nubi. Una pioggerellina qui, una là. Oggi ti dirado la nebbia, domani ti attenuo il ciclone, dopo domani ti sciolgo la grandine. Sarà. Studiare le nuvole è senz’ altro una buona cosa, perché dettano il clima, i cui capricci mietono vittime in tutto il mondo, ma manometterle suona alquanto pericoloso, se si tiene presente che parliamo di 10 famiglie, suddivise in 14 specie, raggruppate in 4 classi e distinte in 9 varietà. Fortuna che qui in Svizzera son tutti ipocondriaci e, a scanso di equivoci, hanno dotato ogni casa di rifugio antiatomico.

Pubblicato su “La Stampa” il 13/11/2009.

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