in Vivere altrove

La curiosa preferenza per la bassa qualità

Annebbiati dalle calure estive forse sarà sfuggita a molti la scoperta scientifica più portentosa degli ultimi tempi. L’hanno già battezzata «la formula dell’italianità». Di certo è destinata a segnare la vita nazionale, tanto più che, nel corso dei secoli, non pochi si sono cimentati nell’impresa producendo analisi brillanti e alcune memorabili battute. Nessuno però prima d’ora aveva fornito una sintesi scientifica di quella peculiare forma di pressappochismo che sta all’Italia come l’atomo alla materia. Lo hanno fatto due connazionali emigrati all’estero, Diego Gambetta, sociologo in Inghilterra, e Gloria Origgi, filosofa in Francia. I due hanno pubblicato uno studio, «L-worlds. The curious preference for low quality and its norms in italiano» (La teoria dei mondi-L: la curiosa preferenza per la bassa qualità e le sue norme», in cui si teorizza la LL-Dominance, o Dominio della qualità scadente nei rapporti sociali.

Perché in Italia adulterare l’olio d’oliva non è reato? Perché famosi professori hanno licenza di copiare dalle opere altrui? Perché (quasi) nessuno arriva puntuale agli appuntamenti? Due persone che si scambiano dei servizi, spiegano i due accademici, si possono dividere in due tipi a seconda della qualità dello scambio: He L, dove H, sta per high, alta qualità (maggiore sforzo, maggior tempo di produzione, competenze ed organizzazione), ed L, che sta per low, ovvero prodotto di qualità bassa. In genere le persone possono decidere di avere uno scambio HH (e cioè di ricevere un prodotto di qualità H e fornire un servizio di qualità H) o LL (aspettarsi un servizio di qualità mediocre e fornire un servizio di qualità mediocre). Ovviamente si parla di un accordo, che funziona fintanto che, pattuito LL, io ricevo LL, o pattuito HH, ricevo HH. Il problema dovrebbe porsi quando qualcuno promette He fornisce L. Dovunque, forse, ma non in Italia, dove sembra ci sia una tacita intesa a concludere gli scambi in LL: fornire L, millantandolo come H, con il minimo sforzo e accontentarsi di ricevere L, in modo da poter a propria volta fornire L senza imbarazzo e non avendo motivo di lamentarsi per l’L ricevuto.

Pubblicato su “La Stampa” il 17/9/2010.

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