in Vivere altrove

Liege e Joseph

Liege era una giornalista di Beira, provincia di Sofala, Mozambico. Scriveva per «Caleidoscopio fiscal», una rivista finanziaria che non aveva neanche una cifra in prima pagina. Quando l’ho conosciuta aveva ventotto anni e quattro figli, era separata, pizzicava la «erre», schioccava la «esse» e adorava la Sprite e lo sciroppo di rosa. Liege diceva sempre «sim senhora», anche ai maschi. Non ho mai ben capito perché. Aveva i peli sulle gambe e le piaceva chiamarmi «filha». Qualunque incontro, con lei, diventava una storia. Nel corso della prima cena insieme, ad esempio, avevamo scoperto che il direttore del Sycamore Services di Pemba, il centro con cui avevamo organizzato un corso di formazione, era un rifugiato politico burundese. Che aveva studiato economia, lavorato con la Cooperazione francese e fondato un giornale visionario e impegnato sin dal nome, «Horizonte». Joseph Amissy, il direttore, sognava un Internet Cafè wireless, con biblioteca, caffetteria, giardino, tipografia e bottega artigiana, e mentre ripercorreva la sua vicenda a ritroso si commuoveva. La paura, la fatica, la nostalgia. Potevo solo indovinare. Aveva ventitrè anni e avevo il sospetto avesse già vissuto quattro vite.

A questo, ripenso, in una nevosa domenica in cui il peso di un futuro incerto e tutto da inventare, forse, da capo, di nuovo, in un altro paese, sembra capace di incrinare il ricordo, ancora vivido, dello spensierato fatalismo e della struggente combattività di Liege e Joseph. Liegi e Joseph, che abitavano una terra difficile e pura, brutale e sensibile, avvilita e felice, in cui magari a quarant’anni sei morto, e a nessuno interessa sapere quale morbo o parassita ha avuto la meglio su di te, ma a ventisette puoi essere direttore di un ospedale che fornisce quattrocentomila prestazioni a decine di migliaia di persone o preside di un distretto scolastico che comprende 25 strutture o amministratore di una provincia con duecentocinquanta dipendenti e diciassettemila abitanti.

Pubblicato su “La Stampa” il 10/12/2010.

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