in Vivere altrove

Il traffico magmatico di Ginevra e il carretto

Ogni giorno attraverso Ginevra imbottigliandomi nel traffico magmatico di una città intimamente votata al trasporto pubblico, che considera gli automobilisti insolenti parassiti di cui disfarsi con calvinista determinazione e infallibili tecniche da guerriglia urbana. Obiettivo: sfinirli, annientarli psicologicamente, provocarne il collasso nervoso, indurre violenti stati depressivi, o repentine conversioni a religioni orientali che professino l’allontanamento eremitico dalla vita materiale. Il ginevrino-tipo, che vive in centro città da diciassette generazioni, digerisce la fondue e lavora in casa, studia infatti con precisione svizzera l’orario in cui ridipingere la segnaletica orizzontale, – tra le sette e le otto e mezzo del mattino o tra le cinque e mezzo e le sei e mezzo della sera – pianifica la chiusura di strade senza indietreggiare di fronte all’idea di interi quartieri in cui è impossibile girare a destra e considera la natazione invernale nel lago Lemano un’opzione come un’altra per raggiungere l’altra riva.

Non fraintendetemi. Io sono totalmente a favore di tram, bus, traghetti, biciclette, roller. Ho anche provato varie combinazioni dei suddetti per raggiungere la mia meta, salvo scoprire che l’Iron Man non fa per me. Così ho affinato le mie strategie di controguerriglia, concentrandomi su qualcosa di più celebrale.Con gioia ho constatato che il tempo di percorrenza casaufficio – gimcana inclusa – coincide con una puntata di Fresh Air, trasmissione della National Public Radio trasmessa ogni giorno da World Radio Switzerland.

La definitiva riconciliazione con i locali la devo però al «carretto». E’ comparso ad Halloween sul marciapiede di rue de Matignin e da allora non è mai scomparso. Sul carretto si alternano zucche, mele, pere, cavoli. Sul carretto c’è sempre un cartello che indica il prezzo, e una scatolina in cui mettere l’offerta. Il carretto affida il suo contenuto all’onesta di chi passa di lì, poco importa il mezzo. Per il carretto e la logica che gli permette di esistere sarei disposta ad andare a lavorare anche in pedalò, se necessario.

Pubblicato su “La Stampa” il 2/12/2011.

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