in Vivere altrove

Un leggero terremoto emotivo

Vaghi per San Salvario come la protagonista di una foto virato seppia. The Instagram lady. Un corredo di ricordi ti assale, a tradimento, inaspettato, e non sai bene che fare. Per lo più, fingi indifferenza. Ma intanto, spinta da una strana inquietudine, ti ritrovi a studiare con attenzione maniacale quel negozio di torte che non c’era, quella casa che ha rifatto la facciata, i nuovi giochi al parco, il solito palazzo giallo di via Madama, il palo a cui attaccavi la bicicletta, l’estetista che è diventato un negozio di sigarette elettroniche. Fissi i volti che incontri per le strade con avidità, perché hai la sensazione che siano tutti familiari. Quando ti accorgi che riconosci i cani che passeggiano nel controviale, per un po’ riesci pure a calmarti: vuol dire che sei ancora di casa, pensi, che possiedi ancora qualche briciola di presente. Che, se anche sei partita da sette anni ormai, e San Salvario è un piccolo quartiere, e i cani, per fortuna, son longevi, in fondo no, non sei ancora un’estranea. È vero, non sai più che tram prendere per andare dal parrucchiere. E ancora non hai capito dove si ferma la metropolitana. Non conosci i nuovi locali e non sai mai se i ristoranti son sempre loro o hanno cambiato gestione.

I ritorni sono  una faccenda delicata, non c’è niente da fare. Un piccolo strappo al cuore. Un leggero terremoto emotivo. Anche se gli amici di sempre sono lì, pazienti, felici, orgogliosi di vederti, a riassumerti i capitoli di cui non sei stato testimone, a confermarti che niente è cambiato, a parte il numero di bambini che girano per il salotto, a pianificare vacanze in comune.

E tu guardi, annusi, tracci i confini del tuo territorio. Scambi visioni, opinioni, letture. Confronti, ascolti, spieghi, racconti. Traduci il tuo mondo di adesso, ricordi il tuo mondo di allora. Inventi, come puoi, il tuo mondo di poi.

E rientrando, in macchina, stai in silenzio fin dopo Ivrea, perché bisogna mettere dei chilometri tra te e Torino, prima di poter ricominciare da un’altra parte.

Pubblicato su “La Stampa” il 7/12/2012.

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  1. meraviglioso flusso di pensieri, che ti portano con se’ 🙂 Grazie Irene! bb