in Vivere altrove

Per fortuna non mi ha ascoltata

Avenida de Maguiguana, Maputo, marzo 2006. Tra i frangipane, Raffaella racconta i diecimila progetti che segue in parallelo. Lavorare per l’ambasciata, studiare, scrivere, ballare, suonare e, nel fine settimana, scoprire a piedi una terra difficile e pura, brutale e sensibile, avvilita e felice. «Ad un certo punto tu devi decidere», le dicevo, «non puoi fare il panettiere e l’astronauta, l’antropologa e il pirata. Devi capire che direzione vuoi prendere, concentrarti su un obiettivo, darti delle priorità». Idiozie.

Non mi ha ascoltata. Ha scelto le sue dieci vite e più, e le ha vissute tutte. Si è sposata un brasiliano, ha avuto un bimbo, continua a viaggiare moltissimo, soprattutto in Africa, e a parlare le lingue del mondo. Il libro nel cassetto, scritto e riscritto negli anni, raccontato e corretto, l’ha dato a un editore che ha deciso di pubblicarlo.

«L’Espagnole» del titolo è Madame Isabel, una vedova emigrata in Belgio dalla Spagna di Franco, un’anziana affittacamere attorno a cui ruotano e si intrecciano le storie di giovani di passaggio, provenienti da tutta Europa, portatori di una migrazione reversibile, fatta di opportunità da cogliere e sogni da esplorare.

C’è lo spagnolo Simon, sempre a caccia di nuove conquiste, Ana la loca, una portoghese irascibile, la greca Aspasia, distratta e incasinata. Nell’ultima soffitta libera della casa sospesa di Isabel, una mattina d’inverno, arriva Maddalena, in fuga dall’Italia e da un amore finito. È venuta in Belgio per fare una ricerca sui minatori immigrati nelle Fiandre nel secondo dopoguerra.

Isabel osserva le vite in transito, gli amori fugaci, le identità che cercano il loro posto nel mondo, mentre Maddalena ascolta i racconti di fuga dalla Spagna franchista, le storie di un’Europa colma di frontiere, le sofferenze dei minatori e di un’immigrazione necessaria.

Il libro di Raffaella è una dichiarazione d’amore per la tenacia con cui le donne migranti affrontano il vivere altrove. Fortuna che quel pomeriggio, in Avenida de Maguiguana, Raffaella ha deciso di ignorarmi ed ha preferito andare per la sua strada.

Pubblicato su “La Stampa”, 22 Marzo 2013

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  1. Ciao Irene,
    sono una amica di Ada e Roberto, ci siamo incontrate una volta un milione di anni fa…
    Mi sono imbattuta in questo post grazie a Fb e a una condivisione di Roberto che è finita sulla mia pagina.
    Grazie per lo scritto, io vivo a Gerusalemme e lavoro per una ong che fa cooperazione sanitaria.
    Oltre a ringraziarti per questa lettura che mi hai regalato, volevo chiederti se la citazione sotto la tua foto (“poche balle, eri semplicemente fuggita…”)è tua (e posso farla privatamente mia..) oppure se è tratta da un libro (e in quel caso mi piacerebbe leggerlo).
    Grazie mille, buon tutto
    Anna