in Vivere altrove

I miei figli mi chiederanno

Forse tra dieci o vent’anni, i miei figli mi chiederanno perché abbiamo lasciato morire così tanta gente nel Mediterraneo”. Con queste parole, semplici e brucianti al tempo stesso, un giovane uomo dagli occhi luminosi, guarda dritto nella macchina da presa e riassume la ragione che lo ha spinto a partire volontario per prestare soccorso ai migranti che rischiano la propria vita in mare. La sua testimonianza appare proprio all’inizio del documentario del ginevrino Frédéric Choffat “Non assistance” (intesa come “Non assistenza di persona in pericolo”, ossia omissione di soccorso) presentato in anteprima a Ginevra al Festival e Forum Internazionale sui Diritti Umani (FIFDH) giovedì scorso e realizzato insieme alla politologa Caroline Abu Sa’Da.

Difficile guardare il Mare Nostrum, onnipresente protagonista dell’opera, senza pensare ad una gigantesca tomba a cielo aperto. Eppure, per una volta, la storia che si racconta, in primo piano, non è quella del fallimento clamoroso, morale e politico, dell’Unione Europea e della sua ossessione esclusivamente securitaria, né quella del lavoro, assiduo, ma insufficiente delle organizzazioni umanitarie. (…)

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