Dieci anni. Sono dieci anni che vivo altrove e sono dieci anni che ne scrivo, su questa rubrica, con una cadenza che è un po’ il segno dei tempi e di cui senz’altro sono l’unica ad essermi accorta. Che adesso, su Facebook, Twitter o simili, uno deve far presenza ogni giorno, più volte al giorno, per esistere, mica bastano due trafiletti al mese, di duemila battute, spazi inclusi.
Dieci anni e 200 trafiletti dopo, i 270 chilometri che mi separano da Torino continuano, volente o nolente, a definire chi sono e a ricordarmi che il mondo non è poi così liquido come lo si dipinge. Che c’è un qui e ora, che è la mia vita, al di là delle Alpi – ma potrebbe essere al di là del mare, del deserto, della foresta – e c’è un lì ed ora che non mi appartiene più, se non in qualche raro, preziosissimo momento di complicità. (…)