in Vivere altrove

Trova le differenze

Lo scienziato è tornato da un viaggio di lavoro che lo ha trattenuto a Tokyo per una decina di giorni. Per raccontare la sua fulminea esperienza nel Paese del Sol Levante ha preso in prestito la definizione di un amico: “il Giappone è uno specchio che riflette quello che non sei”.

Avevo provato una sensazione simile andando a visitare il sud dell’India, poco più che ventenne. Gli odori, i colori, i codici culturali, la densità abitativa, il senso spirituale, il tasso di umidità: ogni cosa non faceva che confermare la distanza siderale che separava la mia realtà quotidiana da ciò che vedevo, sentivo e provavo a ogni passo.

Ora, il gioco del “trova le differenze” chi è emigrato come me è destinato a farlo, volente o nolente, per tutta la vita, e anche luoghi non particolarmente altri, come la Francia o la Svizzera, a ben guardare possono riflettere tanto elementi di congiunzione quanto veri e propri squarci di alterità. Da questi squarci, – e qui sta il bello – talvolta trapelano insegnamenti inattesi.

Ci ho pensato a lungo nelle ultime settimane, in particolare quando una cara coppia di amici italiana ha deciso di separarsi. La sorpresa e l’amarezza con cui ho appreso la notizia hanno quasi subito lasciato il posto ad una nuova consapevolezza. Se la stessa separazione fosse avvenuta in Francia, l’annuncio avrebbe in generale suscitato meno scandalo e sarebbe stato accolto con pragmatica accettazione. Non dico non ci sarebbe stata sofferenza, ci mancherebbe. La fine di un amore si celebra raramente, ma ho l’impressione che la dimensione di questa sofferenza sarebbe rimasta, per lo più, circoscritta alla sfera privata. Lo sguardo collettivo, carico di riprovazione, risentimento, delusione o semplice giudizio, al di qua della Alpi, avrebbe lasciato il posto a un assai meno ingombrante, ancorché dolente, senso della realtà. Un leggero, e per certi versi fiero e impenitente, “c’est la vie”, capace di sgravare almeno un po’ quello sperpero indebito di energie emotive che è il senso di colpa.

Pubblicato su La Stampa il 6/3/2018

Divinità protettrici dei bambini, Minato, Tokyo

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