in Vivere altrove

King John era un re buono o cattivo?

King John era un re buono o cattivo? Quali sono state le conseguenze della Peste del Trecento in Inghilterra? Chi ha vinto la battaglia di Hastings e perché?

Giulia a scuola segue, almeno in parte, il programma nazionale inglese e queste sono alcune delle domande-tipo su cui si è concentrata negli ultimi mesi. Essendo io laureata in Storia, non potevo non incuriosirmi.

Studiare episodi o frammenti del passato adottando la prospettiva di un altro paese – in particolare il suo sistema di “messa a fuoco” – è un modo bellissimo, trovo, per capire che la Storia è sì rigorosa disciplina, ma anche, quando non soprattutto, una ricerca del punto di vista e, conseguentemente, uno smisurato bacino di storie da ricostruire e comprendere, mantenendo alterità e distanze.

Ma non è tutto.

Giulia studia per lo più su documenti o dispense e non ha, per intenderci, un libro di storia vero e proprio. Ebbene, le argomentazioni – orali e scritte – che scaturiscono a partire da questi miseri foglietti stropicciati, strappati e spesso fotocopiati malamente, sono una costante celebrazione della Storia come autentico antidoto possibile alle narrazioni uniche.

Sono certa che in Italia lo studio della disciplina storica (e non solo di quello) sia cambiato nel tempo. Delle mie scuole medie ricordo un manuale ben foderato, organizzato in capitoli, con date e nomi in grassetto, il tutto illustrato con cartine, statue e dipinti di vari colori e dimensioni.

Delle mie scuole medie non ricordo i dubbi della storia, ma solo le certezze.

Giulia, al contrario, si confronta costantemente con il chiaroscuro, con gli interrogativi inevasi, con le possibilità e le ipotesi verificabili. Era destino che le cose andassero come sono andate, o si poteva cambiare il corso degli eventi? Che cosa lega momenti e situazioni in apparenza lontani? La storia diventa per lei un intreccio inestricabile tra scelte e caso, un costante ragionare tra il racconto e la sua fondatezza. Per come la vedo io, una preziosa ginnastica della consapevolezza.

Pubblicato su La Stampa il 20/2/2020

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