in Vivere altrove

L’eco di mille domande

In “Cercando Alaska”, il libro d’esordio di John Green, il protagonista inaugura la sua vita da adulto all’inseguimento di un “Grande forse”, lo stesso che il poeta Rabelais pare abbia invocato in punto di morte.

In un tempo senza tempo come quello attuale – corsa per alcuni e lunga attesa per altri -, interrogarsi su un Grande Forse, simbolo di infinite possibilità e sterminate aspirazioni è un esercizio nostalgico e doloroso. Almeno per me.

Ma rimbalzando sulla ricerca del Grande Forse, mi sono ritrovata a pensare che la chiusura fisica degli orizzonti, questo isolamento forzato e generoso che da giorni ci imponiamo, moltiplica le domande all’ennesima potenza. Quella che sento scandita con più regolarità è “perché”.

C’è il perché dello sgomento. “Perché proprio io?” si chiede il malato, al momento della diagnosi. “Perché non siamo riusciti a salvarli?” si chiedono i medici con le mani sulla faccia. “Perché proprio adesso?” si domanda lo chef che chiude il suo nuovo ristorante prima ancora di avere il tempo di inaugurarlo. Il perché dello sgomento paralizza. Per esso non c’è risposta possibile se non forse l’entropia del mondo.

Ma esistono altri perché. Il più evidente è il perché dell’azione. In Francia esiste una parola bellissima, “soignants”, un participio presente che ingloba coloro che curano, medici, infermieri, soccorritori, fisioterapisti. Il perché dei “soignants” è indiscutibile e non ha bisogno di retorica.

Ci sono poi i perché della riflessione. “Perché la scienza, ora?” ha chiesto a mio marito fisico un editore qualche giorno fa.

“Perché la musica?” Si chiede il violinista prima di salire sul balcone ad esibirsi. “Perché l’arte, ora?”. Molti artisti si interrogano sul loro essere tali e sul loro modo di reagire alla crisi. Per alcuni la creazione – di un album, di un libro, di un fumetto o di una danza – è la risposta. Per altri no.

Ecco, credo che la ricerca di senso, il raccoglimento che precede un’eventuale risposta, sia un’occasione unica, inattesa e preziosa per quanti tra di noi sentono in questi giorni l’eco di mille domande.

Pubblicato su La Stampa il 17/4/2020

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