in Vivere altrove

Un centimetro alla volta

È un tempo fragile, quello che stiamo vivendo. Fatto di crepe che si formano lente e abissi che appaiono in un istante. Presa a tenaglia da un quotidiano più sedentario, certo, ma non meno frenetico, raramente mi fermo a riflettere. Quando lo faccio mi scopro cambiata. Lo siete anche voi? Io sono diventata refrattaria ai piani e diffidente delle certezze, che prima mi affascinavano tanto per la loro magnetica parvenza di visione.

Come se una nebbia si fosse levata dal nulla, impedendo di distinguere nettamente i confini delle cose, per la prima volta l’osservatorio privilegiato che è la prospettiva dell’Altrove, non mi dà alcun elemento di comprensione supplementare su ciò che accade. Ci sono in gioco forze – sociali, economiche, antropologiche – sui cui sento di avere scarsissimo controllo e per le quali, con tutta evidenza, l’Altrove non è più altro. Nel bel mezzo di un Evento globale ho perso ogni rendita di posizione.

La Pandemia con cui il mondo continua a confrontarsi ogni giorno – anche adesso che i bar e i parrucchieri sono riaperti – richiede azione. Va bene, ma quale? C’è chi sostiene che nulla sarà più come prima e chi al contrario spenderà fino all’ultimo istante delle sue giornate a fare in modo che nulla possa cambiare. Io davvero non lo so chi vincerà. E al momento, se sono del tutto onesta con me stessa, non saprei neanche per chi tifare.

Mi chiedo però se non si possa ripartire da noi e dalla nostra relazione con il mondo. Se c’è una cosa che mi sembra di aver capito è che le modalità con cui affrontiamo quanto ci sta accadendo rivelano più che mai chi siamo e, anche, quanto siamo diversi. C’è il timoroso, lo spavaldo, l’irrequieto, l’incredulo, il polemico, il creativo, il disperato, l’ottimista, l’intimista, il fatalista. E poi ci sono persone come me, che sono tutto questo insieme a seconda dell’ora del giorno.

Forse varrebbe la pena approfittare di una congiuntura che ci estrae, nella sua straordinarietà, dal pensiero unico e ci mette di fronte ad una varietà di punti di vista possibili. Forse, un minuto e un centimetro alla volta.

Pubblicato su La Stampa il 29/5/2020

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