in Vivere altrove

Un senso assoluto e totale di svogliata estraneità

E poi, di punto in banco, ti rendi conto che è successo. Non sai di preciso come, né quando. Non lo hai voluto né cercato. Anzi. Per quanto possibile hai resistito. Eppure si è fatto strada dentro di te lentamente, nascostamente, come un fiume carsico che d’improvviso emerge in superficie e tu stai lì davanti a chiederti come sia possibile, da dove arrivi, che strade invisibili e sotterranee abbia percorso prima di risalire e rendersi visibile alla luce del sole e del cuore. E rimani sbalordita, inebetita, incapace di dire o fare. Arrabbiata anche, per non essere riuscita ad impedirlo, per non aver combattuto di più.

Un giorno ti alzi, apri virtualmente la prima pagina di uno dei giornali che consulti ogni giorno e ti accorgi, come un’illuminazione, di provare un senso, assoluto e totale, di svogliata estraneità. E, subito dopo, un senso di perdita. C’era un tempo in cui partire per il tuo vivere altrove ti faceva soffrire soprattutto perché coloro che restavano non sembravano provare il minimo interesse per la tua nuova esistenza. Adesso ti accorgi che leggi le cose di casa tua con altri occhi. Occhi di sconosciuta, che non si riconosce più. La percezione di ritrovarti estranea ti piace pochissimo, troppo assomiglia alle pagine finali di un romanzo di Roth, quando narra di un ufficiale che «si sentiva la persona più superflua sulla terra». Non ti sembra accettabile la prospettiva di diventare «superflua», assomiglia troppo a una resa.

E allora rabbrividisci. Lo stomaco ti si chiude tanto da farti male e ti chiedi se ci sia più ritorno. E scavi dentro di te e ti guardi intorno per aggrapparti a qualcosa che ti permetta di riconciliarti con quella che è stata la tua casa per ritrovarla, riscoprirla, perché la sai migliore di come la raccontano, di come la gridano e la violentano e la avviliscono, impoverita, disastrata e disastrosa. I tuoi ricordi, ti accorgi, non le assomigliano più.

Pubblicato su “La Stampa” il 4/2/2011.

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Commento

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  1. Non credere, anche a guardarla da dentro, i ricordi non le assomigliano più.
    E tutto quel che ne viene è la voglia di cercare un posto nuovo dove andare, che assomigli un po’ di più ai ricordi che si hanno…