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OMMS: è crisi istituzionale

scout.jpg Sull’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout (OMMS) da qualche settimana tira aria di burrasca. Ricapitoliamo.

Tutto comincia a metà ottobre, quando 13 associazioni nazionali scout inviano una lettera aperta al Comitato Mondiale dello Scoutismo sollevando una serie di riserve riguardanti la governance e la gestione dell’ufficio centrale. Il testo lamenta un «eccesso di centralizzazione» e dirigismo, e critica la strategia di marketing inaugurata dal Segretario Generale Eduardo Missoni, giudicandola troppo unidirezionale e poco incline all’ascolto delle esigenze di base.

Le accuse sono pesanti: il bureau di Ginevra interferirebbe con gli uffici nazionali, promuoverebbe i propri esclusivi interessi e imporrebbe carichi finanziari addizionali ingiustificati. Anche il sistema di valutazione interna è oggetto di critiche in quanto non sufficientemente «trasparente e puntuale». Alla lettera fa seguito, sullo stesso tono, la dichiarazione dell’associazione dei Boy Scout of America (BSA) che comunica la «decisione irrevocabile di sospendere il pagamento di tutti i fondi destinati al World Scout Bureau e ai suoi uffici regionali». Il BSA pone come condizione per riprendere i versamenti le dimissioni del Segretario generale. Nell’arco di poche ore gli scout svedesi e la Fondazione Mondiale dello Scoutismo – che ha come presidente il re di Svezia e si occupa del finanziamento del movimento mondiale – si uniscono alla «fronda» nella decisione di sospendere i pagamenti, un provvedimento che per il World Scout Bureau si tradurrebbe nella perdita del 40% degli introiti e, inevitabilmente, nell’arresto di ogni attività, ivi compresa la preparazione della Conferenza Mondiale Scout prevista per luglio 2008 in Corea.

Lunedì 12 novembre i membri del Comitato Mondiale si sono incontrati al Cairo, in Egitto, per affrontare la questione nel corso di una riunione straordinaria. Interpellata sull’esito dell’incontro, Chiara Sapigni, presidente della Federazione Italiana dello Scautismo, ha smentito le dimissioni di Missoni, circolate informalmente su Internet, e ha dichiarato «a caldo» che «pur segnando una rottura, la riunione straordinaria ha comunque lasciato aperte delle prospettive sulle quali si cercherà di lavorare». L’Italia si è da subito impegnata per ricomporre lo strappo e «riportare la posizione di una minoranza al posto che le spetta, evitando di compromettere l’unità del movimento in un anno importante come quello del centenario».

Pubblicato su “Vita”, sabato 17 novembre 2007.

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