in Vivere altrove

La riscoperta della caducità

Ho scoperto che le farfalle bevono le lacrime delle tartarughe per rifornirsi di sodio.

Che le pigne scricchiolano quando si aprono al sole e se passi vicino ad un pino sotto il baldanzoso sole di marzo sembra che si stia facendo i popcorn.

Che uccellini davvero microscopici, cinguettando in alto nel cielo, riescono a fare l’eco.

Che i piccioni (maschi e femmine) allattano.

Ok, ok. Ho scoperto un sacco di cose nuove e mi ero ripromessa di raccontarvele con lo stupore di un bambino, facendo il possibile per non nominare la “parola che inizia con la C”.

Mi rendo conto che non è per niente facile e forse non ha neanche tanto senso strisciare con la schiena contro le pareti facendo finta che non ci sia un elefante in salotto. Anche perché il mio salotto è piuttosto piccolo.

Il confinamento, nel mio caso oltrefrontiera, ha la sua dose di insegnamenti e visto che noi genitori stiamo diventando un po’ tutti professori nostro malgrado, tanto vale condividere quelli che mi paiono essenziali.

Il primo è ovvio: non siamo immortali. Corriamo cinque maratone a settimana, scaliamo le cime più alte, inventiamo schermi tattili e stampanti 3D e andremo presto probabilmente su Marte, ma continuiamo ad essere creature viventi, che ad un certo punto muoiono. Tutte, non solo quelle povere e disperate. Non solo quelle che arrivano su gommoni sgonfiati nei nostri porti, o quelle che vivono in Africa. O gli anziani. O i cinesi. Non solo gli altri, insomma. Noi. Noi tutti moriamo. La riscoperta della caducità credo sia una dolorosissima riconquista di questi tempi. Perché in fin dei conti non è proprio questo che dà significato alla vita ? Saperla limitata nel tempo?

Il secondo è sempre stato sotto gli occhi di tutti. Se è vero che gli ecosistemi sono equilibri fragili costantemente minacciati dall’attività dell’uomo, la Natura in sé non è né crudele e spietata né buona e compassionevole. È solo del tutto indifferente. In campagna dove vivo è tanto più evidente. Se scompariamo dal suo orizzonte, lei va avanti comunque, stupita forse, all’inizio, del silenzio ritrovato.

Pubblicato su La Stampa il 27/3/2020

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